IL DIAVOLO

di Lorenzo Parolin[L8/284]

- Chi è il diavolo?
- È brutto e cattivo, risponde un bambino.
- È vero, ma non è sempre stato così; in origine egli era l’angelo più bello; il suo nome, Lucifero, significa portatore di luce. Il suo compito era di portare le creature a Dio, e per questo aveva ricevuto in dote un’intelligenza eccelsa.
Egli, però, insuperbì, si credette superiore a Dio e gli si ribellò contro.
Dio lo castigò allontanandolo dalla sua presenza e relegandolo agli inferi: luogo spirituale da cui non è possibile vedere Dio.
Ora, abbrutito e incattivito per la collera, dal suo nuovo quartier generale sta attuando la sua vendetta: allontanare le creature da Dio e attrarle a sé usando a fin di male l’intelligenza sopraffina ricevuta in dono (Dio non toglie mai ciò che dà). Il Male, dunque, è suadente, subdolo, astuto e ingannatore al grado sommo, e non avendo corpo, agisce sullo spirito degli uomini, i quali, non potendolo vedere fisicamente, ne ignorano (rifiutano) persino l’esistenza.
Il diavolo, con lo scopo di distogliere l’attenzione degli uomini da Dio, sollecita le persone a pensare a loro stesse e ai loro interessi, cioè le istiga a servire il proprio io , anziché il proprio Dio. Ovviamente presenta le sue proposte allettanti come fossero dei beni, mentre sono falsi beni, e mette in secondo piano (svilisce, deride) le cose di Dio.
Il Maligno lavora in cinque fasi:
1 – Suggestiona, suggerisce, stimola e tenta i suoi polli servendosi abilmente di persone e cose che stanno loro attorno.
2 – La persona risponde guardinga e inizia a dialogare col male, ma è l’inizio della sciagura.
3 – Il maligno convince l’adepto della bontà della proposta e incassa il consenso preliminare.
4 – L’adepto decide di concedere fiducia al progetto e di passare all’azione.
5 – Ha luogo la caduta vera e propria: si fa il male.
Tutti siamo tentati dal maligno, ma cade solo chi risponde al male: “La sventurata rispose”. (Promessi Sposi, cap. X)


Il diavolo è molto più abile di chiunque di noi, però, con la vittoria della risurrezione, Cristo lo ha legato come un cane alla catena. Basta dunque stare fuori dalla sua area di azione per non essere aggrediti e atterrati. La grazia divina è superiore all’astuzia demoniaca.

 

[rif. www.lorenzoparolin.it L8/284]